Dove inizia un torrente di montagna? E dove inizia il desiderio di una donna di diventare madre? E la speranza di un uomo di farcela? E dove inizia un amore? Dove inizio io, la mia stessa consapevolezza di essere “io”, proprio con quel nome che ho e che mi è stato dato?

A volte fissiamo un inizio, solo per non cercare più oltre…

Anche la nostra storia non ha un inizio nel luogo in cui lo poniamo noi!

Ma se dovessimo iniziare con “c’era una volta”, potremmo dire che una calda sera di giugno del 2009 bussarono, mezzi speranzosi mezzi incerti, a casa di Mimmo e Cinzia due sorridenti fraticelli (uno corto e brutto, l’altro alto e bello) con la proposta di dar loro una mano a organizzare “qualcosa” per “i” fidanzati. Ma dato che i “serafici” non giungevano affatto inattesi – perché certi inizi hanno inizio altrove – i due sposini non aspettavano altro che… di essere “presi” per mettersi al lavoro. E iniziò così l’avventura, il cui titolo, Ingannevole come l’amore, era anch’esso già pronto in un cassetto, in attesa (altro inizio…) di essere solo ripreso.

E fu così che diversi altri baldanzosi giovani, forse anche loro solo in attesa di esser ripresi dal loro “cassetto”, si unirono alla sorridente brigata e tra innumerevoli cene – in cui la Cinzia si specializzava con cifre da osteria – e con l’aiuto di qualche birra, buon vino, limoncello e whisky si inventarono quello che è ora in piedi e che prende il nome di “Associazione Ingannevole come l’amore” e che a dire il vero – secondo i maligni a causa del tanto alcool che gira, secondo i benigni perché non abbiamo avuto ancora abbastanza tempo per chiedercelo – non sappiamo neanche noi bene cosa sia.

O forse perché non solo l’inizio ma anche il fine non sempre è così evidente, al fiume che scorre.

Al fiume in fondo gli basta scorrere, e per farlo non deve che restare aperto alla sua Origine e aperto al suo Compimento.

La nostra Mission

Hai presente quando ti nasce un figlio e lo vuoi dire a tutti e ti sembrano amici anche quelli che incontri al bar?

Hai presente quando ti sei innamorato e tutto ti sembra più bello e romantico, perfino il vecchio rimbecillito che si alza tutte le notti per spostare di parcheggio la sua 127 bianca, che è un miracolo che ancora (lei) lo sopporti (il vecchio), ma che forse accetta di farlo in ricordo dell’amore di (lui per la) sua moglie defunta?

Hai presente quando scopri di non avere quella brutta malattia che il medico ti aveva tristemente prospettato e ora ti senti felice di vivere, anche nel tuo paese che altrimenti avevi sempre convintamente definito “di merda”?

Ecco, qualcosa del genere ci anima nel desiderio di offrire da bere a degli sconosciuti al bar o di provare tenerezza per certi imbecilli e nostalgici o di amare quella vita, che prima con tanta convinzione avevamo dichiarato definitivamente “di merda”.

Se non vi va di stare allegri girate al largo. Se soffrite di allergia all’entusiasmo, spruzzatevi qualcosa! Siamo pericolosi! Specialmente per chi pensa, come dice Watzlawick che cita Dostoevskij, che “nulla è più difficile da sopportare di una serie di giorni felici”. Ecco noi siamo quelli che ci provano a “sopportarli” e che rompono le scatole a quelli che invece vi hanno rinunciato, magari in nome di una sedicente vita sicura e tranquilla.

La nostra mission?

Sorridi! Desidera! Sentiti amato! Prendi la tua vita e fanne un capolavoro! Non è bene startene solo! Non è bene startene chiuso! Apriti alla bellezza, apriti alla Speranza, apriti al Cielo, apriti all’amore, apriti alla tua Sorgente e al tuo Compimento. Accetta di vivere e di scorrere gioioso come un fiume limpido, pieno, brulicante di vita e fonte di vita…

Non è vero che non puoi essere felice. O che non ne sei degno. O che qualcuno in Cielo possa essere invidioso della tua gioia. L’unico nemico della tua gioia sei tu!

Accetta di portare il peso di una vita felice. Forse arriverai anche tu a disegnare il sole come un viso sorridente, come fanno i bambini!

Del resto, non preoccuparti di poter sbagliare strada: non si è mai sentito che qualcuno “sia mai morto di troppa felicità!”

Di tranquillità invece non c’è bisogno di morire. Si è già morti!